DISEGUAGLIANZA DI STATO
Non solo uno stipendio che viola il limite dei 240.000 euro. I 1551 assunti da Montecitorio, in caso di malattia, conservano il posto per 3 anni contro i sei mesi dei privati, hanno 30 giorni di assenza giustificata e sono illicenziabili. Chiedere ai barbieri…
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NON MOLLA: il Presidente della Camera, Laura Boldrini, ieri ha annunciato che, scaduto il suo mandato, non rinuncerà alla politica attiva. |
di Alfredo Arduino
Dovete sapere che la Camera dei deputati non ha ben chiaro neppure quanti dipendenti ha in forza, il conto non deve essere cosa semplice tra funzionari in malattia, permesso retribuito, missione, imbosco e vacanza. Ci si può non presentare al lavoro, senza obbligo di avvertire nemmeno con una telefonata di cortesia, per un mese intero. Conseguenze zero: «Ciao, bentornato».
Sul sito istituzionale camera.it si legge «l’amministrazione della Camera consta di circa 1.551 dipendenti». Circa 1.551 è un concetto matematico che ancora mancava. Eppure ci sarà un ufficio del personale, qualcuno prepara le buste paga a fine mese. Comunque ciò che conta è il trattamento di privilegio riservato a questi circa 1.551 che non ha eguali nel settore privato ma neppure nel resto della pubblica amministrazione e nel mondo delle persone normali. Ma quali sono le regalie contrattuali di chi timbra il cartellino a Montecitorio? L'elenco è lungo e variopinto, raccomandiamo di proseguire nella lettura solo chi ha un cuore sano e robusto. Perché il rischio di un infarto o almeno di un travaso di bile, inutile nasconderlo, c’è. «Tutti i lavoratori sono uguali ma alcuni lo sono più di altri». Parafrasando la celebre frase della Fattoria degli Animali di George Orwell, si può ben sintetizzare lo stato di ingiustificata diseguaglianza in cui vige il nostro mondo del lavoro», spiega l'avvocato Francesco Rotondi, partner di LabLaw che ha curato il report sui fortunati impiegati di Montecitorio. Prosegue il giuslavorista: «Tra le categorie di lavoratori del settore pubblico che godono di ingiustificati e notevoli trattamenti di favore ci sono anche i dipendenti della Camera dei deputati che hanno diritti e privilegi sconosciuti al dipendente del settore privato››. Di cosa parliamo? Di retribuzioni da favola, conservazione del posto di lavoro fino a tre anni in caso di malattia contro i sei mesi dei dipendenti privati, assenza ingiustificata per 30 giorni contro i 3-5 giorni di chi fatica per una qualunque azienda fuori dall'ala protettiva pubblica. E ancora: impossibilità di licenziamento, in pensione a 65 anni contro i 67 per gli uomini e i 66 per le donne come norma di legge.
ASSEGNO PESANTE
Il primo punto è la retribuzione che ufficialmente può arrivare a 240.000 euro annui. Questo se venissero rispettati i tetti imposti dal governo, ma pare non avvenga in tutti i casi per cui un funzionario di alto livello a fine carriera può raggiungere i 358.000 euro. Mentre lo stipendio più basso, di un operatore tecnico o un commesso, arriva a 136.000 euro.
Ma il tetto messo a tutti i dipendenti della pubblica amministrazione, compreso il presidente della Repubblica, che fine avrebbe fatto? Bisogna sapere che la commissione giurisdizionale per il personale, composta da tre deputati del Pd, ha accolto il ricorso presentato da 23 sigle sindacali e bocciato i tagli: il tetto alle retribuzioni «viola il principio di ragionevolezza» e non giova all'amministrazione, perché i dipendenti, privati «delle leve di incentivazione determinate dal consolidato sviluppo stipendiale›› potrebbero dar luogo «a comportamenti poco virtuosi e a cali di produttività determinati dall'assenza di competizione». La faccenda non è quindi affatto chiara, il limite sarebbe valido per i nuovi assunti ma non per i vecchi.
Inoltre, nel privato, i minimi retributivi per le stesse categorie non superano i 16-17.000euro. Bella sperequazione. «Nulla giustifica». spiega ancora Francesco Rotondi. «fino a prova contraria questa marcata differenziazione».
SCATTI D'ANZIANITA’
Tra i privilegi spiccano anche gli scatti di stipendio biennali e automatici, ovviamente indipendenti da meriti e produttività. La carriera lavorativa dei dipendenti della Camera prevede infatti l’aumento dello stipendio del 2,5% ogni biennio, a eccezione del primo per il quale la crescita del 5% . Naturalmente tali aumenti vanno sommati alla garanzia dell’adeguamento Istat all'indice d’inflazione. Insomma. Sono in più e al netto dell’ascesa del costo della vita. Disparita. E parecchia, quindi anche sugli scatti di anzianità. Esempio: un assistente parlamentare percepisce una retribuzione all'ingresso di circa 35.000 euro che, dopo poco vent'anni di lavoro, supera i 100.000, dunque viene triplicata. Nel privato gli incrementi sono molto diversi. Il settore del commercio prevede dieci scatti triennali di circa 20 euro ciascuno e nel comparto industriale ci sono cinque scatti biennali compresi tra i 20 e i 4.0 euro. Il periodo di tolleranza (ossia di conservazione del posto di lavoro) nei confronti dei salariati delle Camera assenti per malattia è di 36 mesi, mentre il lavoratore «normale» ha diritto a un periodo massimo di sei mesi. Inoltre, nel caso di «sopravvenuta inidoneità fisica alla mansione assegnata», non è mai previsto il licenziamento: in caso di impossibilità di ricollocazione il funzionario dovrà essere dispensato dal servizio. Quindi al limite non fa nulla, ma viene pagato lo stesso.
RISOLUZIONE
A differenza del settore privato, se viene soppresso il ruolo che svolge l'impiegato di Montecitorio non può essere licenziato. Un esempio sono i barbieri della Camera rimossi dalla loro compito e «promossi» ad assistenti parlamentari perché non si potevano mandare via. Erano in tre, costavano 500.000 euro l’anno e tagliavano i capelli al massimo 23 volte la settimana. C'è da chiedersi se la maestria con forbici e pettine possa contribuire al funzionamento della Camera. Sarebbe interessante sapere cosa combinano nella nuova veste di assistenti. Nel duro mondo delle aziende private può scattare il licenziamento disciplinare nel caso in cui le assenze ingiustificate dal lavoro siano dai 3 ai 5 giorni nel corso dell'anno. Per gli stipendiati dalla Camera, invece, le assenze arbitrarie possono arrivare fino a un mese. Quindi si può non andare sul posto di lavoro per 30 giorni senza neppure comunicarlo. Non c'è bisogno, siamo a Montecitorio. «Dove eri invece che in ufficio? ››, «Fatti miei».
UN BELLO SCIVOLO
Tutti quelli che lavorano nel palazzo, indipendentemente dal sesso, possono andare in pensione al compimento del 65esimo anno di età. La riforma di Elsa Fornero, invece, ha portato a 67 anni (per gli uomini) e 66 anni (perle donne) l’età pensionabile nell’universo privato. I colletti bianchi della Camera ma anche le «tute» blu hanno in regalo due anni di pensione anticipata, alla faccia delle leggi che nel libero stato di Montecitorio non hanno valore. Forse bazzicare nei corridoi del potere può essere un'attività considerata usurante? Come il minatore o il pompiere? Difficile crederci. Le conclusioni a cui arriva il report di LabLaw sono amare e disarmanti: «Cosa giustifica l'ampio trattamento di favore riservato ai dipendenti della Camera dei deputati, pagati con soldi pubblici, rispetto a tutti i comuni mortali?. La risposta purtroppo non c'è, o si nasconde nei meandri della casta di quei circa 1551.
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Articolo apparso il 15-11-16 su la verità a pag.10