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Bankitalia lasciò alla Bpvi di Zonin la libertà di spolpare 35.000 clienti.Dossier della Consob inchioda la banca veneta: l'ultima vendita di azioni doveva essere impedita.

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DOCUMENTO ESCLUSIVO

BANCHIERI CHE TI SPOLPANO

Samuele Sorato ex Direttore Generale della Banca Popolare di Vicenza
Questa è la prova che Bankitalia lasciò spolpare i clienti dalla banca di Zonin.

L'istituto centrale sapeva che Bpvi era in coma farmacologico, eppure nel 2014 permise che irretisse altri 35.000 risparmiatori.

di FRANCESCO BONAZZI

L”ultimo collocamento di azioni della Banca popolare di Vicenza non avrebbe dovuto aver luogo: Bankitalia sapeva che l'istituto veneto era in stato comatoso, ma lasciò che cercasse di salvarsi a spese dei risparmiatori, spennandone altri 35.ooo. Sono sconvolgenti i documenti che La Verità presenta in esclusiva ai suoi lettori. Tra questi il dossier della Consob, che inchioda i vertici della Bpvi: «Il 72% degli investitori non era adeguato. Furono raggirati in particolare i clienti più anziani».

«Tenete i  clienti liquidi». C'è qual  cosa di sinistro nell'ordine che veniva  impartito dall'ex vicedirettore generale della Banca popolare di Vicenza, Emanuele Giustini, a tutti i capi area e ai direttori regionali. Ordine impreziosito da]l'ex direttore generale Samuele Sorato, che impugnava la frusta e minacciava: «Se non raggiungete gli.obiettivi di vendita delle azioni si va tutti a casa». 
Gianni Zonin
Inverno 2014.. Il castello di carte sul quale ha regnato per un ventennio Gianni Zonin sta per crollare sotto i colpi della Bce e la banca tenta un aumento di capitale da 600 milioni. dopo che nel 2013 ne aveva raccolti altri  Le azioni vengono veridute a 62,50 euro e Zomn fa credere che quei capitali freschi serviranno per «essere pronti a nuove acquisizioni». così altri 35.000 risparmiatori cadono nel buco nero vicentino e i soci diventano 118.000. Per la cronaca, Banca d'Italiasapeva almeno dal 2013 che la Bpvi era in coma farmacologico.
tra prestiti marci tenuti nascosti e soci finanziati per comprare azioni della banca stessa. ma lascio che a risanare l”istituto fossero gli ignari risparmiatori, non muovendo in dito per tenerli lontani da aumenti di capitale che erano trappole.

Oggi quelle azioni rifilate ai correntisti con metodi da vendita di aspirapolveri valgono 10 centesimi. L'inchiesta della Procura di Vicenza per aggiotaggio, falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza va avanti da un anno e mezzo senza apprezzabili risultati, ma basta leggere le 83 pagine di accuse che la
Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa) riversò sui vecchi vertici della Popolare di Vìcenza il 29 marzo scorso. al termine di una lunghissima ispezione durata dal 22 aprile 2015 al 24 febbraio 2016, per rendersi conto che ormai il quadro di ciò che è successo è ampiamente ricostruito. Gli esiti di quell'ispezione, in forma edulcorata, sono richiamati in estrema sintesi nel prospetto informativo dell'aumento di capitale da 1,5 miliardi fallito nella scorsa primavera. Il documento integrale ottenuto dalla Verità, invece, è rimasto riservato e a leggerlo si capisce perché: sembra già pronto per un maxi-processo. Quando si propongono azioni od obbligazioni convertibili, specie se in titoli non quotati e dello stesso venditore, le cautele e la correttezza dovrebbero essere doppie. Non è andata cosi a Vicenza, dove invece si diceva ai correntisti: «Comprate le nostre azioni, che non scendono mai perché il prezzo lo fissa il consiglio d'amministrazione». Si è visto com'è finita. Ma riguardo all'aumento di capitale del 2014 ecco che cosa osserva la Consob: «Le operazioni straordinarie realizzate nel 2014 sono state interessate da un'azione commerciale strutturata e pervasiva, i cui obiettivi sono stati individuati esclusivamente sulla base di esigenze di patrimonialìzzazione della banca. Bpvi ha individuato il «potenziale di collocamento» basandosi sulle proprie previsioni di budget per il 2014, «con 1”obiettivo di rifinanziare integralmente i propri prestiti obbligazionari in scadenza nell'anno». In pratica, i grandi capoccioni della banca si sono riuniti in una stanza e si sono detti: «Quanto ci serve per non finire commissariati? Cento? 
Ok, lo prendiamo dai correntisti». Esagerazione? Ecco il testo di un'email inviata il 19 febbraio 2014. ai capi area dal sullodato Giustini:
«Cose da fare: tenere i clienti liquidi. I prestiti obbligazionari che scadono devono essere investiti su Td (Time deposit, depositi temporanei. ndr) max 30/7. Aggiornare i profili dei clienti entro l'aumento di capitale. Abbiamo la maggior parte dei profili fermi da oltre due anni. Spiegare ai vostri (compresi i cassieri) i motivi dell'aumento di capitale».
 I «profili» sono i profili di rischio stilati in base ai questionari Mifid, che spesso si sono poi rivelati falsificati o «adeguati» a pochi minuti dall'acquisto delle azioni da parte dei clienti. Per la Consob, il 72% degli investitori ritenuti «adeguati» non lo era veramente. Clamoroso il caso degli anziani: l'85% di coloro che avevano più di 75 anni e il 76% di chi ne aveva più di 85 è stato collocato nella fascia degli investitori di lungo periodo.
Con i bilanci in rosso e l'acqua alla gola, i venditori della Bpvi non potevano permettersi di sfidare la sorte e allora ecco la bella pensata: raccogliamo informalmente le prenotazioni. Peccato che si trattasse di una sollecitazione del risparmio in assenza di qualunque prospetto informativo, più degna di un circolo delle bocce che raccoglie le iscrizioni per la polentata. Con due mesi e mezzo di anticipo sul collocamento ufficiale, sono sti raccolte persino al telefono) quasi 14.000 prenotazioni. E alla fine è emerso che circa il 70% di coloro che hanno partecipato all'aumento era già stato avvicinato al buio, ovvero senza alcuna cautela per il cliente. Non solo, ma c'è anche «una perfetta coincidenza»,
come nota la Consob, tra le azioni prenotate e quelle poi effettivamente comprate. Insomma proprio un bel lavoretto. E non lo si sarebbe mai scoperto se in Bpvi non avessero creato un'applicazione informatica per la segretissima campagna prenotazioni.
Documentazione interna della banca dimostra poi che i prescelti per il parco buoi sono stati accuratamente studiati, filiale per filiale. e poi ammassati in scaglioni dai nomi golosi:
«Clienti soci con alto potenziale» (10.303 nominativi); «pubblico indistinto con alto potenziale» (23.761); «clienti soci con potenziale medio›› (17.691). Siete tentati di rispondere: «E il marketing, bellezza»? Allora ecco un piccolo dato: proporzione di acquirenti di azioni Bpvi che, secondo i moduli inseriti dalla banca nel cervellone elettronico, avrebbero comprato di propria iniziativa e «senza alcuna attività di consulenza della banca»: 91,5%. Ancora più incredibile il dato sui titolari di diritti di prelazione e opzione: 100%, dice la Vicenza.
La realtà è che l'istituto ha tentato di nascondere qualsiasi ruolo attivo nella vendita di prodotti che potevano risultare rischiosi per la clientela. La Consob ha fatto verifiche e ha registrato almeno 26.000 adesioni su 29.000 «in assenza della raccolta di manifestazioni di interesse», scoprendo perfino che «il 60% delle adesioni raccolte via internet è stato immesso da indirizzi Ip di personal computer in uso ai dipendenti della banca» .
In più. ci sono varie email interne dei manager di Bpvi che discutono di comrendere credibile questa
montagna sospetta di clienti. così vogliosi di azioni. Agli atti c'è anche la testimonianza di un manager che ricorda: «Sorato e Giustini ci dissero che tutti gli affidati dovevano diventare soci». Insomma, non bisognava fare prigionieri.
Gli ispettori Consob hanno poi scoperto che Bpvi ne ha combinate di ogni colore, «in violazione dei doveri di diligenza e correttezza»: investimenti a breve termine di liquidità dei clienti a tassi vantaggiosi, in attesa di sottoscrivere l'aumento di capitale; offerta di prodotti bancari «civetta» (mutui) e aflfidamenti ad hoc». In alcuni casi anche la semplice concessione di una carta di credito è stata vincolata all'acquisto di un pacchetto di azioni. Come se a uno che entra in un bar e chiede un tramezzino venisse chiesto di prendere il 2% del locale.
I correntisti della Vicentina sono statirimpinzati di cibo avariato. E stato fatto apposta? Pare proprio di sì. Nei mesi che precedono gli aumenti del 2013 e del 2014, nell'angosciante (e angosciata) sede di via Battaglione Framarin fu creato un sistema di monitoraggio interno delle attività di vendita delle azioni, con spasmodiche «comunicazioni infragiornaliere dei risultati raggiunti dalla rete». E quando non si raggiungevano gli obiettivi di vendita? Ecco che cosa si legge in un altro istruttivo documento, una nota dell'Internal audit del 21 agosto 2015: «C'erano obiettivi di capitale da raggiungere, controllati ogni giorno dalla divisione Mercati, con interventi di richiamo avolte molto duri nel corso delle riunioni collegiali». Un esempio lo ha fornito l”allora direttore regionale del Lazio, Roberto Premi: «ln una riunione in sala consiglio a Vicenza, nel 2014, con tutti i responsabili regionali e i capi area Giustini in maniera molto violenta, “minacciò” di licenziamento due_capi area che avevano manifestato perplessità».
E appena il caso di ricordare che gran parte delle truffe allo sportello, Banca del Salento su tutte, è stata accompagnata da pressioni esagerate dei vertici aziendali sulla rete vendita. Con impiegati che
hanno addirittura rifilato prodotti-killer a parenti e amici, pur di centrare i target di collocamento imposti dalla direzione.

Articolo pubblicano alle pagg. 1 e 3 de "La Verità" di domenica 13- 11-2016
© RIPRODUZIONE RISERVATA





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