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I poteri della Casa Bianca

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la corsa alla casa bianca
Può inviare marine ovunque, ma anche subire lo stop dal Congresso: ecco punti forti e limiti del presidente più potente del mondo

ARTURO ZAMPAGLIONE
NEW YORK.
Le foto diffuse dalla Casa Bianca proiettano sempre l’immagine di una “Imperial Presidency”, come la chiamava lo storico kennediano Arthur M. Schlesinger, Jr.: cioè di una presidenza onnipotente e onnipresente. Ecco allora lo scatto di Barack Obama che, circondato dai suoi generali e da Hillary Clinton, coordina a 11mila chilometri di distanza l’attacco delle Navy Seals in Pakistan contro Osama Bin Laden. Ecco in un altro scatto l’Air Force One che atterra in una landa lontana per portare la “pax americana”. Ma al di là delle foto ufficiali (o del mito hollywoodiano), anche l’uomo più potente del mondo si trova spesso con le mani legate. In nome della divisione dei poteri, infatti, la Costituzione jeffersoniana stabilisce una serie di limitazioni al presidente degli Stati Uniti e di contrappesi istituzionali, in particolare dando al Congresso compiti legislativi e di controllo dell’esecutivo. A dispetto di quel che molti pensano, specie all’estero (e di quanto a volte ha detto lo stesso Donald Trump), la Casa Bianca spesso non può agire in modo autonomo. Sì, può procedere all’invasione di Grenada, mandare i marines in angoli maledetti della Terra o bombardare l’Isis a Sirte, ma non può ritoccare di un centesimo il salario minimo negli Stati Uniti. Deve anche rispettare le prerogative dei singoli stati, della magistratura, della Corte suprema e soprattutto del Congresso: il quale, specie quando la maggioranza è del partito avversario a quello che detiene la Casa Bianca (come nel caso degli ultimi sei anni), può ostacolare ogni iniziativa. Senza contare che in casi estremi i parlamentari possono anche avviare l’“impeachment” del presidente, come per Bill Clinton.
Intendiamoci: i poteri del presidente restano immensi, non fosse altro per la dimensione e la forza economica e militare degli Stati Uniti. Prima ancora di insediarsi a gennaio 2017 alla Casa Bianca, il successore di Obama nominerà direttamente 6mila persone come collaboratori, ministri, capi delle agenzie; e altre 8mila nomine seguiranno a ruota. Sarà lui a comandare l’esercito più forte del mondo, a guidare l’economia più robusta, a scegliere gli ambasciatori, a tessere le tele diplomatiche. Ma senza un voto del Congresso il nuovo presidente non potrò costruire muri lungo la frontiera (come sogna Donald Trump), né abbassare le tasse e neanche comprare un nuovo sistema d’arma per il Pentagono. Tutto questo è una garanzia contro involuzioni autocratiche, come sta a ricordare lo scandalo Watergate che costò la poltrona a Richard Nixon.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
IL SIGILLO DEL PRESIDENTE
Ricavato dal Gran Sigillo degli Stati Uniti, ha al centro lo stemma ufficiale americano con l’aquila ed il motto “E pluribus unum” (“da molti, uno soltanto”) Il presidente lo usa per sigillare la sua corrispondenza

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